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Copyright Archivio Ugo Carrega 2019
 

Meccanica per poesia. Prefazione (passionale)// testo di Ugo Carrega

Meccanica per poesia. Prefazione (passionale)// testo di Ugo Carrega

MECCANICA PER POESIA

 

prefazione (passionale)

 

questo tipo di lavoro deve servire, ossia deve essere applicabile, essere uno strumento, un arnese, un utensile (tool).

e quindi non formule astratte ma regole descrittive del come fare meccanicamente poesia (nei termini della ‘scrittura simbiotica’: le operazioni poetiche che tengono presente l’interazione fra segni verbali, fonici e grafici).

ciò naturalmente, non basta a fare poesia (poiein) ma in-forma verso la poesia.

marinetti, apollinaire e altri facevano scendere verso il basso (facevano cadere) l’espressione in cui si parlava di pioggia: così, la caduta delle lettere, anticipava il significato (un uso del segno a livello grafico) dei segni verbali.

io vorrei, invece, arrivare ad aggiungere al significato del segno verbale, il significato intrinseco contenuto dal scendere della parola senza più riferimento al piovere.

questa la volontà di far poesia, dove il materiale verbale semantico è sempre alla base del costituire.

non dimentico mai che l’attività del poeta (oggi più che mai) non è soltanto fare poesia ma enucleare delle regole e diffonderle.

e non mi interessa più distinguere una manifestazione d’arte da un’altra.

non si può operare con la ‘scrittura simbiotica’ senza sapere quali siano le cose, il materiale di cui ci si serve ed i fini che si vogliono ottenere. ciò porta (a) ad un’inevitabile consapevolizzazione di ciò che si fa (b) e la consapevolizzazione comporta un lavoro di comparazione controllata da cui emerge l’uso di cose elementari (fino a che l’esperienza non mi permetterà d’avanzare, nella consapevolezza che l’uso di uno strumento modifica chi lo usa).

non dimentico d’essere un latino, un uomo solare, un egeo: sarebbe un errore imperdonabile dimenticare la mia biologicità. non si tratta di un lavoro occasionale ma di credere di contribuire alla formazione di un linguaggio che, ritengo, sarà alla base per l’evoluzione del linguaggio planetare che si parlerà un giorno sulla terra (dopo che molto se ne sarà occupata la poesia).

l’atteggiamento assunto nei confronti di tale operare è importante perché ne determina il progress[o]. un atteggiamento esasperatamente autocritico e di alta modestia (non poesia sperimentale ma esperimenti di poesia) è alla base di questo operare.

non è possibile costruire all’interno della scrittura simbiotica senza conoscere gli elementi della costruzione (segni di varia natura in rapporto alla loro denotazione) di cui ci si serve.

e si ritiene che la ‘poesia’, in questa prima fase di costituzione di un linguaggio planetare, offra le maggiori possibilità di lavoro per quelle sue componenti di libertà, irresponsabilità, necessarie alla creazione e al progresso (culto della gioia e del ritmo).

ma è una poesia conoscibile solo tramite gli elementi d’uso. questa poesia (si tratta di poesia) non potrà che essere soggettiva (o meglio, assunta soggettivamente). spingerà il poeta a valutazioni agite (e non più soltanto critiche) degli elementi nell’uso che egli di essi farà (esperimenti) e nella coscienza che di essi avrà preso quali media linguistici e simbolici del reale.

questa ‘meccanica per poesia’ è la mia presa di coscienza nei confronti della materia che uso. uno schema pratico in cui versare il mio ‘x’ per fare poesia.

 

 

Estratto da: U. Carrega, Poemi per azione, Roma, Lerici Editore, «Marcalibri»/ 19, 1969.

 

Nota: i segni grafici del testo sono stati rispettati. Le aggiunte del trascrittore sono indicate tra parentesi quadre.